giovedì 22 dicembre 2016

STEP 23: IL COLORE SELVAGGIO

Claude Levi-Strauss, Il pensiero selvaggio
 (La pensèe sauvage), Parigi, Il saggiatore 2010,
Fin dalla metà degli anni Quaranta, l'antropologo Levi-Strauss manifesta, in particolare nell'opera 'Pensiero selvaggio', l'intenzione di interpretare la cultura e la società in termini di logica inconscia. Con l'espressione 'pensiero selvaggio' l'autore intende sottolineare come nella nostra società sia presente, insieme alla forte razionalità, un modo di leggere il mondo prettamente legato all'istinto, alla naturalezza. 

Il pensiero selvaggio "codifica, ossia, classifica rigorosamente - appoggiandosi sulle supposizioni ed i contrasti - l'universo fisica, la natura vivente, e anche l'uomo quando si esprime tramite le sue credenze e le sue istituzioni. Trova il suo principio in una scienza del concreto, una logica delle qualità sensibili quale quella che si ritrova in alcune attività come il bricolage".

Per quanto riguarda il colore oggetto della nostra indagine, ecco che una connotazione selvaggia può essere rappresentata dalla tribù degli Huli, gli uomini-parrucca (“wigmen”) della Papua Guinea. Tradizionalmente si colorano i capelli e si dipingono la faccia di giallo per intimidire le tribù rivali, completando l’opera con un’ascia artigliata, un grembiule di foglie e una cintura di trecce.
Tribù Huli




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